lunedì 29 agosto 2011

La Sacra di San Michele - prima puntata




Raccontando qualche settimana fa del  Palio dij Cossot a proposito della  via Francigena  avevo scritto che i pellegrini che provenivano da ovest attraversavano le Alpi al Monginevro e al Moncenisio e si congiungevano alla via Francigena attraverso la strada già percorsa da Annibale con i suoi elefanti e dal manzoniano Adelchi, toccando l'Abbazia di Novalesa la Sacra di San Michele e l'Abbazia di sant'Antonio di Ranverso.
Sono tre monumenti significativi,  sono bellissimi e si trovano (tranne la Novalesa, che è appena un po' più distante) praticamente   a un tiro di schioppo da casa mia, fanno talmente parte  del mio panorama quotidiano che non mi accorgo quasi  più di averli intorno, a meno che non ci siano   amici lontani a cui fare da cicerone, ovviamente, perchè in  quel caso il mio campanilismo viene fuori tutto intero e l'orgoglio mi fa' gonfiare come un tacchino.
Cominciamo dalla star più fulgida di tutte e tre, la    Sacra di san Michele.   L'hanno costruita sulla sommità del monte Pirchiriano



 nel  gruppo del Rocciavré sulle   Alpi Cozie.  Pirchiriano da Porcarianus,  il monte dei Porci, mentre il  vicino  Musinè è invece il  monte degli Asini, e il Caprasio è il monte delle capre.  Mi chiedo come abbiano fatto  gli animali ad accordarsi "Un monte a te e  uno a me", resta il fatto che  di asini o capre  in libertà non  ne ho mai  incontrati  mentre non è per niente strano, sulla strada di casa mia,   incappare verso sera  in famigliole di  cinghiali che scendono a valle.   
Per la posizione strategica il luogo aveva fatto gola a molti già a partire dai Romani che  ne avevano fatto un castrum, un accampamento militare  sui cui resti la gente della valle, all'arrivo dei Longobardi,  costruirà poi  le  “Chiuse”, una serie di fortificazioni e torri. Nei secoli si avvicendano le guerre,  Desiderio e il figlio Adelchi  contro le truppe di  Carlo Magno,  poi  i Franchi vincitori alle  Chiuse saranno vinti a loro volta dai Saraceni. 
Intorno al secolo X si ha notizia di una comunità di eremiti a cui approda  un nobile dal passato oscuro. 

Era andato a Roma per chiedere indulgenza al Papa e ne aveva ricevuto un aut aut: o te ne vai in esilio o costruisci un'Abbazia. 
Il nobile, tale Ugo di Montboissier, ci ragiona un po' e decide che piuttosto dell'esilio è molto meglio accollarsi la costruzione di un'Abbazia. Chiama cinque monaci benedettini perché lo aiutino a trovare le maestranze ed inizia la realizzazione del monastero. 



I monaci richiamano  altri amici, e in breve il luogo è diventato  un importante  centro di sosta per pellegrini, si tratta di  gente ricca e colta e grazie a loro  l'Abbazia si afferma anche  come  notevole crocevia culturale. 
C'è poi tutta una storia di autonomie che i monaci riescono ad ottenere dalla chiesa  di Roma,  la Sacra estende la sua influenza in Italia ed in  Europa non soltanto in campo religioso ma anche e soprattutto in campo amministrativo e penale, e gode di un periodo di grande fermento vitale.  
Il malgoverno di alcuni abati porta però alla decadenza e  la Chiesa di Roma decide di sostituire l'Abate monaco con un abate commendatario,  uno che in pratica incamera  le rendite dell'abbazia ma si guarda bene dal metterci piede e se ne sta  a centinaia di chilometri di distanza. Le cose come è ovvio non possono che andare  a rotoli e  le rendite da arraffare si assottigliano sempre  più, così intorno al 1600, decennio più decennio meno, un cardinale di casa Savoia convince il Papa a sopprimere del tutto  il monastero. 
Passano due secoli, la Sacra sta andando in rovina completamente fino a che Carlo Alberto (santo subito!  solo per questa provvidenziale intuizione) pensa di affidarla a padre Antonio Rosmini,  fresco fondatore dell'Istituto della Carità.  Ordina anche di traslare dal Duomo di Torino le salme di una ventina di reali di casa Savoia, che ora infatti  si trovano tumulate nella cripta della basilica. 
E' l'inizio della rinascita e anche se non saranno sempre rose e fiori,  i padri rosminiani resteranno ad occuparsi della  Sacra anche dopo   le leggi che nel 1867 avevano sancito  l'incameramento dei beni ecclesiastici eliminando così anche  ogni possibilità di reperire fondi per la  manutenzione del monumento.  Non tutte le ciambelle escono col buco, direbbe qualcuno.  
Per fortuna si arriva al  1994, quando  la Regione  riconosce  con una legge speciale la Sacra di San Michele Monumento simbolo del   Piemonte, nuovi ingenti fondi vengono  reperiti  e le opere di restauro finalmente possono  partire concretamente.
(continua)






















6 commenti:

Paula Feldman ha detto...

Quanti bei ricordi nella nostra passeggiata di tanti anni fa con Giusi....vento forte, freddo pure...e quel meraviglioso canto che saliva dal basso mentre giravamo nella chiesa. Sempre bello rivedere...P

Grazia ha detto...

Ma che bella !Sarà la seconda cosa che vorro' vedere qunado ti verro' a trovare. La prima sarà il tuo giardino. Un grande abbraccio

dede leoncedis ha detto...

una di voi l'ho già accompagnata e la seconda è in lista di attesa, come cicerone sto andando alla grande!

ivana ha detto...

Grazie Dede!
Proprio in questi giorni mi lustravo gli occhi con immagini scansite da foto del '61, uno zoomy pari tuo, così con le sue di immagini e le tue(aspetto il seguito) mi sto rivivendo un periodo passato dalle vostre parti e la visita alla Sacra, proprio pochi giorni prima che Papa Giovanni Paolo II la visitasse!
Quello che mi ha lasciato tutte queste sensazioni fu un monaco molto anziano che ci accolse e ci accompagnò nella visita...era in convalescenza dopo un grave intervento...

Bene vi sono proprio grata, a te e a zoomy!!!!
saluto!!!

Anonimo ha detto...

Complimenti!!! Un blog davvero interessante.....
Sil

Antonietta ha detto...

bel luogo imperioso e maestoso

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