domenica 1 luglio 2012

Di Musei parigini, di ristrutturazioni e di gusti, che non sono tutti alla menta

Nata  sulle ceneri di una vecchia caserma di cavalleria, la Gare d'Orsay era stata costruita a tempo di record, tre anni soltanto, per essere pronta in occasione dell'Expo del 1900. L'architetto Victor Laloux l'aveva voluta monumentale e decorativa,  e infatti,  più che una stazione, sembrava  un palazzo delle Belle Arti. I Parigini nel corso degli anni le avevano cambiato più volte destinazione d'uso facendola diventare centro di accoglienza per i prigionieri durante la Liberazione,  e poi sede di una compagnia teatrale, e perfino casa d'aste. Era stata  anche usata come set cinematografico da Orson Welles,  che ci aveva girato quelle scene del Processo   per cui gli era stato rifiutato il Palais de Justice di Bruxelles. Per farla breve, nonostante tutto il lusso e lo spatusso, questa povera stazione non era mai entrata nel cuore di nessuno e quando nei primi anni sessanta si era ventilata l'ipotesi della sua demolizione, Le Monde aveva scritto bien sûr, nessuno la rimpiangerà.  Però non sono ancora spente  le  polemiche nate intorno alla demolizione dei pavillon de Baltard alle Halles, e l'amministrazione non se la sente proprio di affrontare  altre proteste. Decide che per il momento è opportuno lasciar cadere la proposta nel dimenticatoio cosa e aspettare. Prima o poi qualcosa si muoverà. E infatti nel 1971 la stazione viene dichiarata monumento nazionale,  e nel 1977 Giscard d'Estaing  decide finalmente di farla diventare un museo. Della ristrutturazione vengono incaricati gli architetti del gruppo Act-Architecture, degli  allestimenti interni invece si occupa Gae Aulenti. L'inaugurazione del nuovo museo avviene l'8 dicembre 1986 alla presenza dello stato maggiore al gran completo: c'è la  signora Pompidou, c'è  Giscard d'Estaing, e ci sono anche François Mitterand e Jacques Chirac. I commenti dei giornali non sono tra i più benevoli: Le Matin parla di geometrie sepolcrali, per L'Express  la Aulenti ha realizzato una doppia fila di casematte a metà tra la linea Maginot e la Valle dei Re, Le Monde liquida la faccenda in poche lapidarie frasi:  "il grande pubblico definirà questo allestimento  egizianeggiante, in realtà è in linea con le manie degli architetti contemporanei: scarno  e pretenzioso".
Mi dispiace riconoscere che tutti i torti non ce li avevano, perché   il grande atrio monumentale fa' veramente pensare agli  stand di una fiera che si è voluta travestire da mausoleo.
Essendo ora vietatissimo riprendere  gli interni (divieto che  mi ha portata a fraternizzare  con una anziana  turista americana  arrivata appositamente dall'Ohio con macchine obiettivi e cavalletto)   devo passare allo scanner una  foto di quando fotografare l'augusto tempio non era ancora considerato reato.



e per chi volesse farsi  un'idea truc e branca di quanti anni sono passati,  dirò che le due figurine in giacca a vento e zainetto d'antan  che si vedono  in basso a destra sono le mie due piezz'e core




In ogni caso il pubblico ha mostrato di apprezzare assai assai  l'austera e pomposa  ristrutturazione, e sono in  molti  a considerare   il Musée d'Orsay un intervento pienamente riuscito mentre continuano a dire peste e corna della piramide di Pei, 




e giudicano  poco meno di una sconcezza il Beaubourg di Renzo Piano e Richard Rodgers


Saggio quel tale che diceva che 
  Non tutti i gusti sono alla menta.
























9 commenti:

Paula Feldman ha detto...

e neanche al arancio o al mango...certo è che i gustibus non si discutono però....abbraccio da ponente bollente P

Grazia ha detto...

Hai ragione: de gustibus.. Comunque è talmente bello il contenuto che anch'io avrei potuto allestirlo, e forse, nemmeno tanto peggio dell'Aulenti

dede leoncedis ha detto...

il contenuto non è in discussione!

Duck ha detto...

Ho dei bellissimi ricordi della mia prima visita al Musée d'Orsay: ero fresca dell'esame di storia dell'arte moderna ed ero impaziente di vedere dal vivo gli impressionisti. Non fui delusa, anzi: fu una grande emozione. Rimasi solo sconcertata dalle dimensioni di alcuni quadri, che immaginavo diverse. Saluti!

Fabipasticcio ha detto...

Bellissime le foto d'antan come dici tu! In realtà non lo sono poi così tanto. Mi piacque moltissimo il D'Orsay, soprattutto perchè c'erano tantissimi pittori che amavo ed erano in una bella confezione regalo, mi piaceva l'idea che la confezione regalo, o meglio una sua sorella gemella, fosse oggetto di un dipinto splendido di Monet. A me piace l'esterno del Beauborg, ma perchè mi ricorda l'architettura industriale di notte di un certo angolo di Porto Marghera e tutte e due mi ricordano la nave Borg di Star Trek The Next Generation. Invece la piramide di Pei non mi suggerisce nulla...ah! meno male che non tutti i gusti sono alla menta ;-) a me piace tantissimo il sambuco pour parler...

dona ha detto...

E menomale che ognuno la pensa come vuole! Ma per quale motivo, mi viene fatto di chiedermi, è proibito fotografare l'interno del museo d'Orsay?

Gracie ha detto...

Beaubourg ....... a me piace..........

giacy.nta ha detto...

A me piacciono i musei non decorati e dagli spazi non troppo ampi. Penso che le opere d'arte ospitate abbiano bisogno di una dimora, non di un mausoleo. Forse per questi motivi, quando lustri fa ci andai, il d'Orsay non mi convinse del tutto. Ricordo ancora l'impressione di provvisorietà e disorientamento provate.
Un caro saluto!:)

Gracie ha detto...

Dede dove sei sparita? Tutto ok?

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