venerdì 6 giugno 2014

Alessandro Cruto e il Museo della Lampadina


Una domenica andammo in Alpignano  dove vi era allora un molino pesto da
 canapa e torchio ad olio. Ci siamo fermati sul ponte a vedere, 
si può dire a volo d'uccello quello stabile fabbricato nel letto della Dora. 









 Il prezzo di vendita non era troppo elevato, occorrendo la forza idraulica si poteva portare fino a 200 cavalli vapore. A tutti i miei colleghi piacque. 


La Società fece acquisto dello stabile per cinquantamila,  fece fare il progetto di costruzione dall'ingegner Girolamo Taddei, allora anch'esso consigliere di amministrazione,  
si diede l'Impresa ai fratelli Boggio dello stabilimento.


Le parole sono di Alessandro Cruto,  e questo  è il  suo stabilimento: la prima fabbrica italiana di lampade ad incandescenza,  che inizia a funzionare nel 1886,  occupa ventisei operai e produce mille lampadine al giorno.




Cruto, nato a Piossasco nel 1847 (coetaneo di Thomas Alva Edison)   nelle intenzioni della famiglia deve diventare  capomastro come il padre, ma presto si accorge che  gli piace molto di più  studiare,  indagare, sperimentare  
Cogli occhi fissi sopra il libro .... solo assorto in un'idea di subito concepita, il prender lapis e carta,  scarabocchiare quest'idea senza badare nè all'ortografia. Questi erano i bei momenti....

.... Dopo la messa di mezzanotte del 24 dicembre 1868, io fra le tenebre mi portavo alla
nostra comune casa paterna, tutto era silenzio,  la punta dello zolfanello che mi era servita 
ad accendere il lume sie ra già spenta quando la mia mano, quasi come per istinto, traccia 
con questa alcune linee nere sul muro accanto al mio capezzale, il mio cervello postosi d'accordo
con la mano le servì da regolatore. Fu in quell'istante che mi feci proponimento di studiare, di occupare tutte le ore che il mio dovere mi permetteva allo studio. 
Da quel dì tutte le mie poche forze intellettuali furono poste in esercizio.


Ha poco più di vent'anni quando organizza il suo primo  piccolo laboratorio ed inizia gli esperimenti, ma le disponibilità  economiche sono scarse


L'esperimento andò fallito per l'inabilità dell'apparecchio del quale non abbiamo potuto avere soddisfazione alcuna nè in bene nè in male, ma riguardo alla passeggiata ci piacque molto. 

Cruto però è un tipo tosto e non si lascia demoralizzare

Sì, da questo istante la mia esistenza sarà consacrata  unicamente a svellere i segreti della natura.

Nel  1871 Antonio Meucci inventa il telefono e il 28 dicembre inoltra domanda di brevetto presso l'ufficio patenti di Washington, nel frattempo  Cruto prosegue gli esperimenti e  progetta un compressore in grado di raggiungere le atmosfere necessarie a comprimere i gas fino alla liquefazione.  La famiglia lo aiuta economicamente per quanto può, e

  il 14 settembre '72 ricevo una lettera che mi notificava che il mio apparecchio 
si trova terminato .... per l'inesattezza della costruzione non ho potuto avere 
i risultati desiderati, ciò nonostante il 10 novembre il risultato era tale che mi 
confermava la riuscita e l'esattezza della nuova legge di fisica.  

Nel 1876  decide di abbandonare per sempre  la professione di capomastro per dedicarsi completamente a quella di inventore.
Nello stesso anno Meucci, che  non ha trovato i soldi per rinnovare il suo brevetto, se lo vede soffiare da  Alexander Graham Bell, il quale costituisce una società per la costruzione di impianti telefonici, che a Boston e Filadelfia avvia le prime esperienze di trasmissione telefonica a distanza.
L'anno dopo Edison, che annuncia di aver trovato la maniera di ripetere  i suoni all'infinito mediante registrazioni automatiche, costruisce il primo prototipo di fonografo e lo brevetta. Venderà poi  il brevetto alla Columbia, che diventa così la prima casa discografica al mondo.
Edison, che è a conoscenza  degli esperimenti di illuminazione effettuati all'Esposizione di Parigi, si rende conto che è un campo nuovo che apre  enormi prospettive, e con un capitale di trecentomila dollari fonda la Edison Eletric Light Company.
Pochi mesi dopo, nel maggio 1879, Galileo Ferraris in una conferenza a Torino descrive i vari sistemi di illuminazione elettrica, e spiega che le lampade ad arco hanno raggiunto un buon livello di affidabilità, mentre le lampade ad incandescenza sono ancora soltanto una curiosità da laboratorio: la soluzione teorica é stata individuata, ma non si é ancora  trovato un filamento in grado di resistere alle temperature di incandescenza.  Tra il pubblico c'è anche Cruto

.... una grande folla si pigiava in quella sala.... io vi appresi la parte storica della lampada ad incandescenza .... il principio dell'invenzione della lampada ad incandescenza .... mi fece pensare all'applicazione delle lamine di carbonio che imparai a fabbricare fin dall'anno 1876....

le lamine di carbonio, Cruto  le fabbrica  per inseguire il sogno di creare in laboratorio il diamante artificiale. E' un chiodo fisso  che lo perseguita  fin da quando, bambino,   aveva scoperto che il diamante non è altro che carbonio cristallizzato. Naturalmente non ci arriverà  mai, ma anche  il tentativo di costruire  lampade con lamina di carbonio si rivela proibitivo: occorrono   apparecchiature costosissime che Cruto non si può permettere, e così briga finchè ottiene il permesso di utilizzare le strumentazioni  dell'Istituto di Fisica dell'Università di Torino. 
A marzo del 1880, finalmente,  accende la prima lampadina.  Con grandi sforzi riesce ad allestire a Piossasco un laboratorio ma soltanto nel 1882 trova finalmente dei  finanziatori che gli garantiscono un primo fondo di cinquemila lire a cui, se i risultati saranno incoraggianti,  se ne aggiungeranno altre cinquemila. Ingaggia alcuni  operai e si costruisce da solo quasi tutti i macchinari

convinto poi che la forma a filamento meglio si addiceva allo scopo studiai il modo  di ottenerlo in filo facendo depositare il carbonio sopra un filo finissimo di  platino, percorso da una corrente elettrica da portarlo al rovente in un'atmosfera d'idrogeno biarbonato. Per la fabbricazione di tali filamenti ho dovuto immaginare e costruire un utissaggio tutto speciale.....

Nel 1883 le sue lampade sono sottoposte ad una serie di test a Zurigo, e la relazione finale sentenzia

Quando sarà provato dalla pratica che la durata della lampada Cruto sia altrettanto grande di quelle di Edison Swan, Maxìm, Lane-Fox, allora, dati i rapporti favorevoli tra il lavoro e l'intensità della luce, essa sarà da designarsi per un grandissimo progresso nell'illuminazione ad incandescenza

Arriva finalmente  il  successo, tanto che  il brevetto viene acquistato a Parigi per la realizzazione di lampade da commercializzare in Francia,  e addirittura dalla  Westinghouse,  per il mercato degli  Stati Uniti.  A Torino nasce la Società Italiana di Elettricità Sistema Cruto, che avrà lo scopo di sfruttare i brevetti acquisiti o da acquisire di Cruto e di fabbricare e commercializzare le lampade. Capitale sociale: Cinquecentomila lire.
Oggi i locali dell'Opificio Cruto ospitano un piccolo ma interessante  Museo della Lampadina




















strutturato  in tre filoni tematici raccolti in uno spazio a forma di un bulbo di lampadina







Lungo le pareti esterne una serie di pannelli raccontano la storia dell'illuminazione e tracciano il percorso umano e scientifico di Cruto e delle sue scoperte















All'interno  è collocata una   collezione di   oggetti, lampade, dinamo, proiettori  veramente considerevole












































Nell'ultimo segmento della esposizione, a forma di virola (e qui ho colmato almeno una delle migliaia di lacune di cui mi fregio, scoprendo  che la virola è la parte terminale della lampadina, quella che si avvita) si possono ascoltare le testimonianze degli addetti ai lavori, i racconti di come si svolgevano le lavorazioni, ma anche le piccole storie quotidiane di vita nella fabbrica.








6 commenti:

Grazia ha detto...

Grazie, Dede! Quanti mondi ci fai scoprire!

isolina ha detto...

Bellissima storia e devo dire che non posso fare a mo di fare dei paragoni, adesso certo il momeo è molto più complicato, ma forse è lo spirito che si è volatizzato

Nela San ha detto...

Un post ...illuminante!

Fabipasticcio ha detto...

Bellissimo reportage narrativo e fotografico di un pezzo di Storia italiana.
grazie Dede!
Buona serata sempre col sorriso :-D

Anonimo ha detto...

Non sapevo di questo museo...chissà quanti ce ne sono in Italia che non sono per niente pubblicizzati....grazie per la dritta e la storia correlata.
P.S. mi fa piacere leggerti, pensavo ti fossi volatilizzata.

Silvia Pareschi ha detto...

Grazie Dede, devo portarci Mr. K, gli piacerà senz'altro!

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